Le informazioni storiche qui riportate sono tutte tratte dal libro di Giovanni Vauterin “Gli Antichi Rû della Valle d’Aosta” edito nel 2007 dalla Casa Editrice LeChâteau di via Trottechien, 51 ad Aosta.
Si ringrazia l’Autore per lo splendido lavoro di ricerca effettuato e la Casa Editrice per la disponibilità a concedere l’utilizzo parziale dell’opera.
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I fondatori di una città densamente popolata come Augusta Prætoria non potevano trascurare le problematiche relative al rifornimento idrico e potabile dei suoi abitanti. Analogamente ad altre città romane fu, infatti, realizzato un efficace sistema di adduzione e smaltimento delle acque, favorito, non a caso, dalla vicinanza del centro abitato con il torrente Buthier (Bautegios in tardo latino). Per questa ragione si presume che la Mère des Rives e gli altri canali derivatori siano di origini antichissime, risalenti alla fondazione di Augusta Prætoria, benché le numerose esondazioni del Buthier abbiano molto probabilmente costretto gli originari utilizzatori della risorsa idrica ad effettuare, nel corso dei secoli, varianti al loro tracciato e alla loro quota primitiva, a causa del trasporto detritico che si verificava ad ogni evento alluvionale.
Le opere di presa di questo antico sistema irriguo e idrico a servizio della città di Aosta erano situate in località Saumont (dal latino Sub Montis) in riva destra del citato torrente e non dovevano trovarsi troppo lontano da quelle attuali che hanno subito nel tempo delle dislocazioni, sia riguardo alle varie esondazioni del Buthier cui accennavamo poc’anzi, sia per l’interferenza con il ponte canale ad uso idroelettrico costruito nel secondo dopoguerra, il quale collega la centrale di Signayes con quella di Saint-Marcel.
Dopo un breve percorso verso la città di Aosta, dalla Mère des Rives (vale a dire la madre, l’origine di tutti i ruscelli) diparte, nella direzione di ponente, una derivazione che prende il nome di Ru Meyran o Méran. Nel Medioevo era nota con il nome di Rivus Meridianus perché si trova più a sud rispetto ad altri due importanti canali che solcano la collina: il Ru Neuf, il più alto, e il Ru Bourgeois. Il Ru Meyran oggigiorno è visibile solo nel suo tratto terminale, nei pressi di Montfleury, poiché sulla sua antica sede sono state costruite alcune importanti arterie stradali ed altre vie cittadine. Tuttavia la sua funzione di smaltimento delle acque di scarico provenienti dai canali irrigui collinari e dai numerosi impluvi che confluiscono direttamente sulla città di Aosta e che si attivano in caso di precipitazioni, è rimasta intatta (nonché la funzione di adduzione di acqua irrigua n.d.r.).
Attraversata l’odierna via Federico Chabod, nei pressi dell’antica fucina del capitano Martinet, la Mère des Rives si divide in due rami. Il canale che lambisce a settentrione le antiche mura romane per poi prendere repentinamente la direzione verso sud viene chiamato Ru de Ville (Rivus Ville), mentre quello che scende direttamente verso sud lungo il lato più corto del quadrilatero di Augusta Prætoria è denominato in vari modi: Ru du Bourg, Rive Pontel oppure anche Canal des Moulins (ufficialmente ora solo Ru du Bourg n.d.r.)
Completava l’opera di distribuzione capillare dell’acqua una serie di derivazioni secondarie, poste anche lungo le vie principali, le quali consentivano di irrigare gli orti e i giardini, di rifornire le abitazioni civili e rurali e, infine di abbeverare il bestiame (ricordiamo il Ru Perron che, scendendo dall’antica Porte Pertuise, scorreva nell’odierna via Xavier de Maistre, piazza Emile Chanoux e piazza Narbonne, rappresentò per molto tempo il confine parrocchiale tra la Cattedrale e Sant’Orso; ricordiamo anche il Ru de Mauconseil, con inizio dalla chiesa di Santo Stefano, che percorreva le vie Martinet, Croix de Ville e Edouard Aubert). Lo storico Jean-Baptiste de Tillier, infatti, scriveva a proposito di Aosta: “Ces memes rues principales sont raisonnablement larges et bien pavées. Elles sont la plus part arrosées d'un petit ruisseau ou soit canal qui les suivent de long en long avec des fontaines de distance en distance pour pouvoir puiser de l'eau propre, qui ne se charge qu'a la rive faute de veritable source [….]. les cannaux qui parcourent les rues de la citté d'Aoste sont tres commodes parce qu'ils servent en esté a les rafraischir et a les tenir nettes en tout tems.” Mentre Vignet des Étoles, il primo intendente sabaudo in Valle d'Aosta, nel suo Mémoire sur la Vallée d'Aoste, a cura di Fiorenzo Negro (Bibliothèque de l'Archivum Augustanum, Source et documents d'histoire valdôtaine, tome cinquième) scriveva “ Cette capitale [Aoste] n'a ni fontaine ni puits publics; la meme biaillere, soit la Rive, tirée du Butier, qui sert à l'arrosement de ses campagnes, sert aussi à son abbreuvage et de tous les bourgs. A la fonte des neiges et aux moindres pluyes elle est blancheatre et epaisse au point qu'elle revolte ceux qui ne sont pas accoutumés à la voir; quelques uns la croyent ainsi peu salutaire, quoique je ne sois pas de cette opinion”.
La città di Aosta è stata inoltre caratterizzata, fino alla fine dell'Ottocento, da numerose ponteilles – vale a dire ponticelli, passerelle in legno e in pietra – costruite per assicurare il transito da una parte all'altra delle vie solcate dai ruscelli a cielo aperto.
L'importanza dei canali principali, in particolare il Ru du Bourg e il Ru de Ville, è legata altresì al funzionamento non solo di numerosi mulini, frantoi, fucine e segherie azionati dalla forza motrice dell'acqua, ma anche di due pastifici, una tintoria e una conceria: si stima che ventun salti siano stati utilizzati, fino al secondo dopoguerra, per questi scopi. L'ultimo degli artifices ad essere dismesso è stato il mulino di Pavetto in via Tourneuve, che utilizzava un salto di 2,10 metri sul Ru de Ville. Qualche decennio fa, infatti, è stato trasformato in ristorante e all'interno della sala da pranzo fanno ancora bella mostra di sé le parti in legno del mulino con i suoi ingranaggi. Pare addirittura che un documento del 1147 ne attestasse già l'esistenza.
Gli storici hanno potuto appurare che il Rivus Ville fosse già esistente nel 1191 – e probabilmente anche gran parte della vasta rete dei canali irrigui di Aosta – poiché detto canale era menzionato nella famosa Charte des franchises che “Thomas maurianensis comes et in Italia marchio, visis et cognitis calamitatibus et etiam oppressionibus et iniuriis illatis”, accordò agli abitanti della civitatem Augustæ cum suburbiis, come uno dei limiti territoriali all'interno del quale le concessioni trovavano applicazione: “Pono etiam ego comes sub bamno meo illud spacium quod est a ponte lapideo Bautegii usque ad pontem Sancti Genesii, ex utroque ponte usque ad Duriam sicut ripa veniens a Bautegio circuit civitatem et suburbia”.
Possiamo quindi supporre, considerata la valenza storica del documento, che il canale in questione doveva rivestire notevole importanza, non solo dal punto di vista agricolo, doveva essere ben conosciuto da tutti e doveva essere stabilmente in servizio; infatti nessuno avrebbe mai corso il rischio di perdere la memoria del confine stabilito dalle franchigie qualora l'alveo si fosse ricolmato a causa del suo inutilizzo.